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Approfondimento 6 – Trivi e crocicchi – misteri romagnoli tra fede e magia

A Trebbio di Montegridolfo, il Santuario conserva l'impronta della Madonna e una pala di Pompeo Morganti. Il nome "Trebbio" evoca antichi croci e leggende di potere e mistero.


Descrizione

A Trebbio di Montegridolfo, al confine fra le diocesi di Rimini e del Montefeltro, è ben documentata l’apparizione della Madonna del 1459. L’evento è testimoniato dal rogito notarile che raccoglie le testimonianze dei protagonisti.

Dopo la doppia apparizione della Madonna alle due umili persone, Antonia Ondidei, sessantenne, e Luca Antonio di Filippo, l’apparizione è stata immortalata dal pittore fanese Pompeo Morganti nella pala che ancora oggi può essere ammirata dietro l’altare della Chiesa, eretta proprio sul luogo dell’apparizione, come richiesto dalla Madonna e ristrutturata poi nel 1740. All’interno dello stesso santuario si conserva la macina da frantoio con l’impronta dei piedi della Madonna, che vi si posò scendendo dal cielo.

È interessante approfondire lo sguardo sullo sfondo del dipinto, dove emerge una veduta di Montegridolfo e delle sue campagne, pressoché coincidente con l’attuale.

Una piccola nota di mistero viene dalla toponomastica: il Santuario si trova nella frazione “Trebbio”, il cui nome deriva dal latino trivium, che indica un incrocio a tre vie, deputato a riti religiosi fin dall’antichità. Questo perché, secondo la credenza rurale, i crocicchi erano luoghi in cui si potevano vedere apparizioni, come figure sacre o l’“uomo nero” e la “vecchia strega”. Se non si voleva morire vedendo strane apparizioni in quei luoghi, era necessario non fare rumore, nemmeno respirare, per evitare che venisse scagliato il malocchio.

Il crocicchio è il punto in cui più strade si incrociano, generalmente quattro, formando una croce. Se le strade fossero state tre, il luogo veniva definito trivio. In magia, crocicchi e trivi sono luoghi di potere immenso, rappresentando l’incrocio tra mondi diversi, come il nostro e quello dello spirito. Inoltre, i crocicchi simboleggiano la scelta e la libertà assoluta, elementi che storicamente hanno nutrito spavento nell’uomo.

In passato, Greci e Romani ponevano statuine di Hermes/Mercurio presso i crocicchi, considerato protettore delle strade e dei viaggiatori. A Roma, venivano poste statue dei Lares Compitales, i Lari degli incroci, e i crocicchi erano sotto la protezione della Dea Ecate, denominata anche Trivia, per la sua natura triplice e il suo legame con il passaggio tra dimensioni.

Con l’avvento del cristianesimo, i crocicchi subiscono una vera e propria demonizzazione per il loro significato pagano. In questi luoghi si seppellivano suicidi, streghe e vampiri. Numerose leggende narrano di patti col diavolo, spesso tramite streghe che venivano a incontrare il loro oscuro signore. Un metodo per siglare tali patti era seppellire un cofanetto contenente una ciocca di capelli e un po’ di sangue al centro di un crocicchio, aspettando l’apparizione del diavolo.

Passeggiando in campagna o lungo i principali sentieri montani, è facile trovare cellette votive, edicole, lastre in pietra scolpita o dipinta con statue della Madonna, altri Santi o simboli cristiani.

Il Trivio di Trebbio non è l’unico del territorio: in Romagna, ad esempio, il crocicchio di Settefonti, presso il Comune di Casola Valsenio, è noto per la sua potenza. La leggenda narra che nella notte di San Giovanni le streghe scendano dal cielo per passarvi in sella a pecore nere.

Leggende a parte, le cellette votive sono molto diffuse, arricchite dalla devozione espressa tramite lumini e fiori.

E ci piace a tal proposito citare le parole del poeta Tonino Guerra, tratte da uno dei suoi Manifesti pubblicati dalla Maggioli Editore negli anni Ottanta, che ci spinge a non abbandonarle all'incuria del tempo:

Avvertimento per delle brevi meditazioni, ai romagnoli che vanno sempre di corsa

A novembre sono tornato sulle colline più basse che scendono dal Montefeltro e sono passato in mezzo a pescheti carichi di foglie rosse e sui prati alti che dominano la Valle del Marecchia con le punte di Verucchio, San Marino e Montebello fino al piccolo rialzo di Santarcangelo contro la riga azzurra del mare. Ho trovato, ogni tanto, delle piccole colonne a volte sbilenche a volte nascoste da sterpaglie, a volte sistemate senza rispetto della loro poesia. Chi ha fatto edificare queste celline forse voleva ricambiare una grazia ricevuta, forse sperava di togliere da un crocevia la paura di una presenza strana, di notte specialmente, il fantasma con la testa di un cavallo bianco, oppure desiderava incontrare qualche santo per un conforto religioso.

Spesso nelle nicchie riparate da una retina, l’immagine antica è stata sostituita da una statuetta di gesso o da una pietra o da niente. In questi anni violenti e paurosi, come sarebbe bello se tornassimo a rallentare la nostra corsa per il mondo e riflettere qualche minuto, per stare con Dio se siamo religiosi, pensare a noi e alla nostra vita se non crediamo ai santi, insomma inoltrarci in un viaggio diverso per cercare di rispondere alle domande che non hanno risposte definitive.

Scolari di Santarcangelo e di tutte le frazioni e della Romagna grande, ridiamo vita a questi punti antichi di incontro, abbellendoli con una piantina di rose o glicine e magari una pietra che faccia da rustico sedile per una breve meditazione.

Tonino Guerra

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